Aprile 03 2025 0Comment

Materiale in merito alla valutazione dei rischi in ottica di genere

La sicurezza sul lavoro richiede oggi un’attenzione specifica alle differenze individuali (vedi nota posta sotto il link del video).

Tra queste, la valutazione dei rischi in ottica di genere sta diventando cruciale.

È fondamentale considerare le diversità anatomiche e fisiologiche tra uomini e donne per progettare ambienti e mansioni realmente sicuri per tutti. Questo approccio non solo previene infortuni e malattie professionali, ma promuove anche un contesto lavorativo più equo e inclusivo.

Per approfondire gli aspetti tecnici e normativi, Necsi Srl presenta un episodio della sua serie “The Voice of Safety”.

In questa puntata, Damiano Segantini (Necsi Srl) illustra l’importanza di questa analisi differenziata, portando casi concreti di mansioni dove emerge chiaramente tale necessità. Un’occasione per capire meglio come rendere la sicurezza davvero su misura.

Guarda e ascolta l’episodio ora!

 

EP.21 | VALUTAZIONE DEI RISCHI IN OTTICA DI GENERE: aspetti tecnici e normativi da considerare


La valutazione dei rischi in ottica di genere è un approccio relativamente recente nel campo della salute e sicurezza sul lavoro, nato dalla presa di coscienza che il modello “neutro” tradizionalmente utilizzato non era affatto neutro, ma implicitamente basato sulle caratteristiche del lavoratore uomo medio.

Ecco i principali fattori che ne hanno determinato l’origine e lo sviluppo:

  1. Superamento del Modello del Lavoratore “Standard” (Maschile): Storicamente, molti standard di sicurezza, limiti di esposizione, progettazione di macchinari, attrezzature e Dispositivi di Protezione Individuale (DPI) sono stati sviluppati prendendo come riferimento le caratteristiche fisiche e fisiologiche maschili. Questo perché, in passato, molti settori industriali “pesanti” erano prevalentemente occupati da uomini.
  2. Aumento della Partecipazione Femminile al Lavoro: Con l’ingresso massiccio e la permanenza delle donne nel mercato del lavoro, in tutti i settori (inclusi quelli tradizionalmente maschili), è diventato evidente che l’applicazione di standard “maschili” non garantiva un’adeguata protezione per le lavoratrici e, in alcuni casi, neanche per tutti i lavoratori uomini che non rientravano nello “standard”.
  3. Riconoscimento delle Differenze Bio-fisiologiche: È cresciuta la consapevolezza scientifica riguardo alle differenze tra uomini e donne in termini di:
    • Anatomia e Antropometria: Differenze di statura, peso, forza muscolare, distribuzione del grasso corporeo che incidono sull’ergonomia, sulla movimentazione manuale dei carichi e sull’adeguatezza di postazioni di lavoro e DPI.
    • Fisiologia: Diverso metabolismo, differente risposta a determinati agenti chimici (es. interferenti endocrini), diversa suscettibilità a patologie (es. disturbi muscoloscheletrici in certe mansioni).
    • Funzione Riproduttiva: Rischi specifici legati alla gravidanza, all’allattamento e alla fertilità (sia maschile che femminile) in relazione all’esposizione a determinati agenti fisici, chimici o biologici.
  4. Fattori Psicosociali e Organizzativi: Si è compreso che anche i rischi psicosociali (stress lavoro-correlato, burnout, molestie, violenza sul lavoro) possono avere un’incidenza e manifestazioni differenti legate al genere, spesso influenzate da ruoli sociali, segregazione occupazionale (concentrazione di donne in certi settori o livelli), doppio carico di lavoro (professionale e familiare).
  5. Impulso Normativo (Fondamentale):
    • Unione Europea: Le direttive europee in materia di parità di trattamento e, soprattutto, la Direttiva Quadro 89/391/CEE sulla salute e sicurezza sul lavoro, hanno stabilito il principio che la valutazione deve riguardare tutti i rischi per tutti i lavoratori. Questo ha implicitamente richiesto di considerare le specificità legate al genere.
    • Legislazione Italiana (D.Lgs. 81/2008 e, s.m.i.): Il Testo Unico sulla Sicurezza ha recepito esplicitamente questo approccio. L’articolo 28, comma 1, stabilisce che la valutazione dei rischi deve riguardare “tutti i rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori, ivi compresi quelli riguardanti gruppi  di lavoratori esposti a rischi particolari, tra cui anche quelli collegati allo stress lavoro-correlato […] e quelli connessi alle differenze di genere, all’età, alla provenienza da altri Paesi  […]”.

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