di Bruno Pagamici
L’onere di rendicontazione della sostenibilità verrà ridotto di almeno il 25% per le imprese di maggiori dimensioni e di almeno il 35% per le pmi. L’obiettivo è rendere più facile «fare impresa» in Europa avviando una semplificazione delle regole sul reporting non finanziario anche per consentire alle imprese minori di rafforzare la propria capacità di produrre e innovare. Lo si ricava dalla lettura del documento Assonime 1/2025 «Atto europeo omnibus in materia di sostenibilità, osservazioni e proposte», in cui la società di Piazza Venezia analizza gli obiettivi del “Pacchetto Omnibus” in materia di sostenibilità, in pubblicazione il prossimo 26 febbraio. Il testo, elaborato dalla presidenza della Commissione Ue, vuole dar corso a una semplificazione delle regole Ue in materia senza perdere di vista gli obiettivi del Green deal europeo, che non verranno allentati.
Assonime stima in 3-4mila le imprese su cui insistono gli obblighi previsti dalla direttiva sulla rendicontazione di sostenibilità (Csrd) ed in circa 420 i gruppi che debbono sottostare ai vincoli della direttiva sulla due diligence di sostenibilità (Csddd). Poi, propone una serie di interventi volti a garantire un migliore allineamento delle richieste informative alle aziende con le esigenze degli investitori e uno snellimento delle procedure a carico delle imprese. Quanto alla Commissione, la decisione di rivedere la normativa sulla sostenibilità nasce dalla raggiunta consapevolezza che il peso normativo, di cui gli oneri di rendicontazione rappresentano una sottocategoria che ridotti consentiranno un risparmio di circa 37,5 miliardi di euro di costi ricorrenti, sia ormai diventato un freno per la competitività dell’Europa: per due aziende su tre questo onere rappresenta il principale ostacolo agli investimenti a lungo termine.
La regolamentazione sulla sostenibilità deve quindi diventare proporzionata, stabile, coerente e neutrale dal punto di vista tecnologico. Per poter semplificare la disciplina tuttavia non è sufficiente agire solo a livello di norma primaria (contenuto delle direttive) ma occorre agire anche sui regolamenti esecutivi della Commissione e in particolare a livello degli standard Esrs (ovvero i nuovi standard di rendicontazione europea introdotti dalla direttiva Csrd- Corporate sustainability reporting directive, che forniranno alle aziende linee guida di rendicontazione relative alle tematiche ambientali, sociali e di governance e che saranno emanati dall’Efrag). (…)
Azioni immediate.
Per Assonime, andrebbero realizzate entro il primo semestre 2025 e riguardare almeno: a) il rinvio all’esercizio 2027, con pubblicazione nel 2028, dell’applicazione della disciplina Csrd per le grandi imprese non ancora soggette a Dnf (Dichiarazione non finanziaria); b) la previsione di un regime transitorio per le imprese già soggette alla Dnf per all’esercizio 2024 nel 2025 (il primo anno va considerato parte di un percorso di sperimentazione).
Azioni strutturali.
L’intervento con norme strutturali da fare entro il 2025 per Assonime comprende: il coordinamento complessivo delle discipline Ue in tema di sostenibilità; l’esclusione delle pmi quotate dagli obblighi di rendiconto; l’indicazione puntuale di criteri nella definizione del contenuto degli standard di sostenibilità; l’omissione di informazioni ritenute rilevanti e strategicamente sensibili; rivedere il perimetro informativo sulle catene del valore; il riconoscimento automatico degli standard internazionali; un test d’impatto prima dell’adozione degli standard; la riformulazione dei criteri per le attività ecosostenibili (tassonomia)
Sintesi tratta da: https://www.italiaoggi.it/